Ridley Scott, che era vivo finché non ha incontrato gli embrioni

Ridley Scott era un regista vivo. A parte le solite cose da dire su – i primi che mi vengono in mente ma, da bravo nerd, in ordine cronologico – il mai abbastanza amato I duellanti, il sopravvalutato Blade …Leggi tutto

Ridley Scott era un regista vivo. A parte le solite cose da dire su – i primi che mi vengono in mente ma, da bravo nerd, in ordine cronologico – il mai abbastanza amato I duellanti, il sopravvalutato Blade Runner, il mai abbastanza detestato Thelma & Louise, il sottovalutato Le crociate, i truzzo-bellissimi (qui salta la cronologia) Hannibal e Un’ottima annata. A parte questo era vivo, insomma. Perché poi lì, da solo, c’era Alien. Alien non era nient’altro che Alien.

Se il fu-regista-vivo Ridley Scott riprende in mano Alien, quella roba che è solo uguale a se stessa e sta lì insieme a nient’altro nella storia dell’uomo (i seguiti di Alien erano firmati, nell’ordine: Cameron, Fincher, Jeunet; ma chiudo subito la parentesi, o si fa notte); dicevo, se riprende quella materia per farne un – come si dice oggi – prequel, accadono due cose:
1) non vedi l’ora, sei già lì, non ti tieni sulla sedia appena leggi il primo attached to direct; e infatti così è stato.
2) inizi a bestemmiare appena leggi il primo attached to direct, perché non potrà mai più essere come quella prima volta, e non smetti fin dopo la visione; e infatti così è stato.

Il prequel di Alien si chiama Prometheus, lo sapete. Parla di una coppia di ciellini che pensano che l’universo sia stato creato da una specie di giocatore di rugby che beve un caffè shakerato sopra una cascata e poi si scoglie formando il Dna umano. Partono alla volta del pianeta da dove dovrebbero venire questi alieni rugbisti su una navicella comandata da Charlize Theron, che sembra Cristina Chiabotto nel suo appartamento spaziale tutto Chateau d’Ax. Poi – come si dice oggi: SPOILER – il ciellino maschio si prende una congiuntivite di vermi, ingravida la femmina (che è Noomi Rapace, il piglio di una donna di servizio moldava) che si ritrova con un polipo nella pancia, e anche se è ciellino-creazionista decide di abortire, ché sul pianeta dei rugbisti non c’è nessun comitato pro-life a cui render conto. Il polipo sarebbe l’embrione di Alien, sintetizzando.

Ora si potrebbe aprire il discorso «Negli anni Settanta si poteva fare un blockbuster e al tempo stesso sperimentare, aprire un nuovo genere, inventare la prima grande eroina donna dell’action contemporaneo, eccetera eccetera, oggi i film ad alto budget si fanno solo per i ragazzini dei multisala dell’Oklahoma»; ma l’ho già fatto a tutti e mi hanno sputato, credendomi uno che sta su la notte a guardare enrico ghezzi (scritto minuscolo, come vuole lui).

Quindi niente, mi fermo. Era solo per parlare di registi vivi che sono morti. In tutto ciò, quel tamarro di Tony Scott, fratello di Ridley, vivo non lo è più per davvero, e ci manca tanto.

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Mattia Carzaniga

Nato nel 1983, giornalista, scrive per varie testate. Ha pubblicato i  libri «L'amore ai tempi di Facebook» (Baldini Castoldi Dalai, 2009) e  «Facce da schiaffi» (Add Editore, 2011). Guarda molti film, passa troppo  tempo on line, ruba pezzi di storie alle persone che incontra.

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