Maleficent: c’era una volta il femminicidio

Maleficent: c’era una volta il femminicidio

Mi raccontano che, quando avevo tre o quattro anni, scappai dal cinema durante la proiezione della Bella addormentata nel bosco, ovviamente all’arrivo di Malefica. Erano anni in cui nelle sale italiane davano i classici Disney degli anni ’50, laddove …Leggi tutto

Mi raccontano che, quando avevo tre o quattro anni, scappai dal cinema durante la proiezione della Bella addormentata nel bosco, ovviamente all’arrivo di Malefica. Erano anni in cui nelle sale italiane davano i classici Disney degli anni ’50, laddove si capisce perché una volta crescevamo ingenuamente Tamagotchi e oggi crescono baby-prostitute. Fine della digressione autobiografico-moralista.

Oggi Malefica si chiama Maleficent (si doppia ma non si traduce, come da tradizione), è una figa come allora (un po’ di più: Angelina Jolie ha avuto disegnatori migliori), è protagonista di un film molto divertente (esce domani) dove, come da ribaltamento delle fiabe post-Shrek: i cattivi non sono più cattivi, anzi sono buoni; le principesse gnocche sono delle adolescenti con le guanciotte, in cui possono dunque immedesimarsi le adolescenti con le guanciotte che vanno al multiplex; le donne sono al potere al posto di principi ebeti.

Son tempi di Se non ora quando anche nelle fiabe, soprattutto se c’è una pasionaria come Angelina Jolie a produrre – magari avere una figa così anche nelle nostre piazze, ma questa è un’altra storia.

Angelina produce, dicevo, e il film risente del suo spirito femminista-engagé. Senza spoilerare troppo, la felicità è vivere in una comune tra donne, il bacio del vero amore non arriva per bocca del principe, i maschi sono avidi e bari, le femmine al massimo un po’ sciocchine ma di buon cuore.

Sempre senza spoilerare troppo, dietro la vendetta di Angelina/Malefica c’è una violenza, se non un tentato femminicidio. E l’asportazione delle ali della strega per mano dell’aspirante sovrano adombra pure la doppia mastectomia di Jolie.

Perché è pure un film sulla psicanalisi a Hollywood, altro che Maps to the Stars. In un paio di scene Vivienne Jolie-Pitt, 6 anni, figlia di indovinate chi, interpreta la piccola principessa Aurora. Si avvicina a Malefica Jolie e le chiede: «Abbracciami!». Mamma Angelina la caccia in malo modo, la povera bambina le si stringe addosso. Ho pensato a me che di fronte a una così ero scappato dal cinema. E alla piccola Angelina, che voleva solo un abbraccio da papà Jon Voight.

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Mattia Carzaniga

Nato nel 1983, giornalista, scrive per varie testate. Ha pubblicato i  libri «L'amore ai tempi di Facebook» (Baldini Castoldi Dalai, 2009) e  «Facce da schiaffi» (Add Editore, 2011). Guarda molti film, passa troppo  tempo on line, ruba pezzi di storie alle persone che incontra.

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