Lars von Trier: c’è della Boldrini in Danimarca

Lars von Trier: c’è della Boldrini in Danimarca

Uno non fa in tempo a dimenticare i fenicotteri di Sorrentino che subito arrivano le api e i fiori di Lars von Trier. E ghepardi in split-screen mentre la protagonista viene copulata, vacche che compaiono durante gli orgasmi infantili, tutti …Leggi tutto

Uno non fa in tempo a dimenticare i fenicotteri di Sorrentino che subito arrivano le api e i fiori di Lars von Trier. E ghepardi in split-screen mentre la protagonista viene copulata, vacche che compaiono durante gli orgasmi infantili, tutti allegramente insieme in Nymphomaniac, film-scandalo (e cosa se no) del danese più filomarketing che filonazista, già rifiutato a Cannes, preso a Berlino, da noi al centro di una pur nobile polemica sulla mancata distribuzione; che invece ci sarà tra un mese, per mano della casa della borghesissima Ginevra Elkann tra gli altri.

La storia di Joe (Charlotte Gainsbourg da grande, Stacy Martin da piccola, che non c’entra niente, al massimo ricorda Michela Rocco di Torrepadula) forse la immaginate, del resto mai titolo fu più programmatico e poi didascalizzato in sceneggiatura, un bignami delle presunte devianze sessuali con scudisciate, piselli in vista, dita nel sedere, pipì in faccia (che però l’aveva già fatto Nicole Kidman con Zac Efron, è proprio vero che quando si tratta di perversioni non s’inventa mai niente).

Tutto molto spiegato e molto palloso, per oltre quattro ore totali, ma il punto è un altro. Lars von Trier, il regista delle Onde del destino e di Björk cieca e impiccata in Dancer in the Dark, misogino con la scusa del martirio cattolico, mano pesantissima su donne che devono scontare la pena di avere mariti violenti, donne che devono scontare la pena di essere madri, donne che devono scontare la pena di essere da lui dirette (l’ultima, Gainsbourg che si sfrega la patata contro le pagine gialle); ebbene, Lars von Trier s’impenna sul finale (che non sveleremo per lasciargli quel wannabismo di teorema pasoliniano cui ambisce) in una tirata femminista. In poche parole: se gli uomini abbandonano la famiglia per andar dietro al sesso non v’è scandalo, se lo fa una donna apriti cielo.

Devo aver perso un passaggio. Non avevo capito che Lars von Trier, negli ultimi mesi, è diventato una specie di Laura Boldrini di Danimarca. La ninfomania come forma ultima di lotta al femminicidio, e per giunta in questi giorni di dibattito sulla parità di genere.
Devo aver perso un passaggio. Non avrei mai creduto di rimpiangere il Dogma – ma anche solo uno stormo di fenicotteri su una terrazza vista Colosseo.

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Mattia Carzaniga

Nato nel 1983, giornalista, scrive per varie testate. Ha pubblicato i  libri «L'amore ai tempi di Facebook» (Baldini Castoldi Dalai, 2009) e  «Facce da schiaffi» (Add Editore, 2011). Guarda molti film, passa troppo  tempo on line, ruba pezzi di storie alle persone che incontra.

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