James Gandolfini, ragazzo del secolo scorso

James Gandolfini, ragazzo del secolo scorso

L’altra sera mi han liquidato dicendo che sono un ragazzo del secolo scorso. Mi accusavano di non guardare abbastanza serie televisive (proprio ora che sto vedendo il sommo Pupetta), e che quelle in teoria miliari le snobbo ingiustamente (no, …Leggi tutto

L’altra sera mi han liquidato dicendo che sono un ragazzo del secolo scorso. Mi accusavano di non guardare abbastanza serie televisive (proprio ora che sto vedendo il sommo Pupetta), e che quelle in teoria miliari le snobbo ingiustamente (no, non mi convincerete del fatto che Lost non sia una ciofeca), e insomma, tutto questo non è interessante.

Eppure è vero, sono un ragazzo del secolo scorso. Perché, alla domanda «E allora, quali sono le serie che ti piacciono?», io, arrivando a riempire giusto le dita di una mano, ne ho dette tre o quattro. E ho concluso convinto: «E ovviamente I Soprano». Ho capito, negli anni, che per la mia generazione dire Soprano equivale a chiudere ogni discorso. I trentenni di oggi lo guardano con la reverenza riservata a un classico, rimpiangendo – i pochi che l’hanno visto – che allora non ci fossero gli streaming, i torrent, i sottotitolatori sedicenni che ti facevo trovare la puntata pronta subito dopo la messa in onda statunitense. Ricordo che era mio cugino, a passarmi le videocassette registrate dalla tv coi Soprano. Il secolo scorso, appunto.

James Gandolfini è morto ieri in Italia stroncato da un infarto, lo sapete. È stato Tony Soprano, ed è stato uno dei grandissimi degli ultimi vent’anni. Lo si dice di tutti i morti, e ogni volta vale l’eccezione. In questo caso sappiamo tutti che è vero.

Mi accusavano, l’altra sera, di preferire d’ufficio il cinema ai telefilm. Avevano ragione. Per questo di Gandolfini ricordo tutti i ruoli di tutti i film, immensi anche quando piccoli così. Avrebbe dovuto vincere Oscar a nastro, io gliel’avrei dato per The Mexican (non protagonista: protagoniste eran le maglie manica lunga di Brad Pitt con sopra la t-shirt); e ovviamente per Romance & Cigarettes (protagonista), ruolo sottovalutato in un film sottovalutato. Il cinema, in generale, non l’ha tenuto nel giusto conto, per quella regola molto scema secondo cui se sei stato un volto popolare in tv non puoi fare i film (il fatto, è pleonastico dirlo, è che se hai la gamma espressiva di Sarah Jessica Parker è un conto, se sei Gandolfini un altro; ma non importa, non più.)

E poi c’era Tony Soprano, che quando lo vedevi sapevi che stava accadendo qualcosa, quella cosa precisa,Gandolfini stava inventando un modo di recitare, e nel momento stesso in cui lo faceva quel telefilm diventava un classico.
Io c’ero, in quel momento esatto. Io me lo ricordo. La televisione che dovevo vedere l’ho vista tutta. Nel secolo scorso.

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Mattia Carzaniga

Nato nel 1983, giornalista, scrive per varie testate. Ha pubblicato i  libri «L'amore ai tempi di Facebook» (Baldini Castoldi Dalai, 2009) e  «Facce da schiaffi» (Add Editore, 2011). Guarda molti film, passa troppo  tempo on line, ruba pezzi di storie alle persone che incontra.

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