Ben Affleck non avrà il suo scalpo

Ben Affleck ha vinto un Oscar a venticinque anni. Era giovane, carino, Hollywood lo stava occupando con un’ipoteca su un futuro non solo da belloccio (non com’era accaduto con le chiappe di Brad Pitt in Thelma & Louise, …Leggi tutto

Ben Affleck ha vinto un Oscar a venticinque anni. Era giovane, carino, Hollywood lo stava occupando con un’ipoteca su un futuro non solo da belloccio (non com’era accaduto con le chiappe di Brad Pitt in Thelma & Louise, per capirci).

Tolto l’immenso Armageddon, negli anni successivi pensi Ben Affleck e dici sfigato: dalla particina divertente ma accessoria in Shakespeare in Love (con la fidanzata di allora, Gwyneth Paltrow: primo bacio della morte) a culti o sculti (per me culti) assoluti come Bounce (sempre con Paltrow), Pearl Harbor, Daredevil.

Poi arriva Gigli (da noi tradotto Amore estremo), sul set conosce Jennifer Lopez, secondo bacio della morte: insieme girano la più grande meta-riflessione di tutti i tempi sull’essere una celebrità, ma nessuno per anni gli perdonerà di aver meta-levato a J.Lo il tanga sul motoscafo. Passa qualche stagione ma le sue quotazioni non si rialzano, la Coppa Volpi a Venezia per Hollywoodland desta l’interesse dei tre giornalisti che hanno visto il film (dove, per inciso, fa la parte di un ex attore famoso), gli resta quella faccia da cane bastonato un po’ perché gli vogliono tutti male, un po’ perché è cane, ma non troppo, non più di tanti altri.

Flashforward.

Oggi Ben Affleck è un regista e un attore stimato, fa soldi, corre per nuovi Oscar. Ho visto ieri sera col mio solito tempismo Argo, cento milioni di dollari d’incasso in patria per una storia che parla sì di una liberazione di ostaggi (Iran, primi ’80), ma certo non girata alla Die Hard. Affleck dirige (bene) e recita (non male) il ruolo principale.

C’è molto George Clooney (che produce), ma senza quella furbizia da sto-facendo-il-cinema-europeo che ha prodotto cose come Confessioni di una mente pericolosa. C’è, soprattutto, Robert Redford. Oggi pensi Ben Affleck e dici thriller politico anni ’70, giorni del Condor, tutto quell’immaginario lì insomma. Se però lui è contento, se si sente finalmente riabilitato, questo dalla sua faccia da cane bastonato non lo sapremo mai.

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Mattia Carzaniga

Nato nel 1983, giornalista, scrive per varie testate. Ha pubblicato i  libri «L'amore ai tempi di Facebook» (Baldini Castoldi Dalai, 2009) e  «Facce da schiaffi» (Add Editore, 2011). Guarda molti film, passa troppo  tempo on line, ruba pezzi di storie alle persone che incontra.

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